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lunedì 28 febbraio 2011

i simpson: una prospettiva kantiana


Secondo Immanuel Kant una caratteristica basilare del punto di vista morale è l’impegno dimostrato nel fare il proprio “dovere”. Il termine “dovere” implica la presenza di due forze opposte: da un lato vi sono i desideri, i sentimenti e gli interessi, dall’altro vi è ciò che si ritiene si debba fare, il tipo di persona che si vorrebbe essere. Queste due forze entrano spesso in conflitto. Il modello morale ideale è colui che decide di mettere in secondo piano e di sacrificare, se necessario, i desideri, i sentimenti e gli interessi personali a favore del dovere di fare la cosa giusta o di diventare il tipo di persona giusta.
Boe pensa solo e unicamente ai propri desideri e al proprio interesse e sembra essere poco, se non per niente, preoccupato del dovere morale. I dilemmi morali di Homer si esprimono in modo molto concreto: egli vuole sinceramente essere un buon padre e un buon marito, ma i piaceri personali lo attraggono a tal punto da fargli scordare i suoi doveri.
Flanders rappresenta l’estremizzazione della morale, una morale che non implica più alcun conflitto con i desideri e gli interessi personali. Perché vi sia un vero senso del dovere morale, vi devono essere due forze, non una. Illustra quanto una moralità che si identifica con il rispetto di un codice di comportamento esterno sfoci in ipocrisia.
I rari momenti in cui Bart prende coscienza del dovere sottolineano con maggiore forza alcune questioni morali.
Marge è pronta a sacrificare i suoi interessi in nome del dovere. Perché fare la cosa giusta deve essere un sacrificio? Kant sostiene che la tensione tra il dovere e il desiderio è temporanea, alla lunga il dovere morale e la felicità personale devono conciliarsi.
La coscienza morale del dovere è ben descritta nel personaggio di Lisa, che ha un acuto senso del dovere ma la sua moralità, tuttavia, non è quella boriosa e istituzionale di Flanders che nasce dal rispetto per l’autorità della Bibbia e della Chiesa. La moralità di Lisa nasce da una riflessione personale e ci mostra quanto sia difficile a volte vivere nel rispetto dei principi invece che lasciarsi andare a sconsiderati compromessi con lo status quo. Questo, secondo Kant, porta a un’altra caratteristica della moralità: la moralità è essenzialmente determinata dalla persona, nasce dalla riflessione personale e non da convenzioni sociali esterne o da insegnamenti religiosi dettati dall’alto. Lisa difende il principio e ne paga le conseguenze. La cosa più semplice sarebbe seguire la corrente, non fare onde e chiudere gli occhi. Ciò che rende Lisa più di una santarellina è la sua acuta sensibilità e la sua voglia di felicità. La natura conflittuale del dovere morale, con la sua tendenza a richiedere sacrifici personali, è rappresentata qui in tutta la sua intensità e si manifesta nella frustrazione e nel dolore che esprime attraverso le melodie tristi e struggenti del suo sassofono. Kant sostiene che la bellezza e l’arte offrano la possibilità di una vita morale più alta.

(da James Lawler, Il mondo morale della famiglia Simpson: una prospettiva kantiana, in I Simpson e la filosofia)

domenica 27 febbraio 2011

big brother is watching you

Il Grande Fratello produce ed è il prodotto di uno spazio pubblico in cui la violenza del gruppo si esercita sulla base di somiglianze e apparenze: maggiore o minore conformità a un modello di riferimento, maggiore o minore pertinenza a uno spazio sociale legittimo, lo spazio prediletto dal pubblico. Esercitando un controllo sulle comunicazioni che hanno luogo nell’appartamento, il processo del Grande Fratello riflette e ridefinisce le linee di legittimità pubblica. È un meccanismo di costruzione del politico, un processo di ridefinizione, attraverso il dibattito e l’esclusione, dei parametri di riconoscimento pubblico.
Il Grande Fratello ci invita a osservare i criteri in base ai quali si esercita e si deve esercitare la violenza del gruppo. Si tratta di una violenza pubblica perché è esercitata in pubblico e per il pubblico: è una violenza visibile e da vedere. L’attributo della pubblicità, così inteso, accomuna il Grande Fratello alla violenza ugualmente legale e pubblica della gogna e del supplizio.
Il pubblico-audience guarda all’appartamento per decidere, ma soprattutto per imparare, quali siano i comportamenti giusti, le virtù pubbliche, i modelli legittimati e vincenti. E le virtù pubbliche emergono da comportamenti privati, modi di essere a prima vista insignificanti, idiosincrasie personali e vizietti, i casi strani della vita, le più diverse vicende personali, eccezionali e curiose, o comuni e banali. Questo privato è sottoposto ad attenta osservazione e discussione pubblica: “sottrarre la vita privata allo sguardo pubblico”, scrive Bauman ne La solitudine del cittadino globale, “non è più nell’interesse del pubblico”.
Le miserie private degli ospiti dell’appartamento vengono sottoposte al tribunale di una ragione pubblica che su di esse discute e delibera. L’audience ricorda lo sguardo “attivo” del potere sul pubblico tipico del sorvegliante, del medico, del maestro, piuttosto che lo sguardo “passivo” del pubblico sul potere, tipico della sovranità. Osservando ciò che accade nella casa privata del Grande Fratello, l’audience apprende gli standard del governo della cosa pubblica, riconosce i criteri normativi di normalità, produce gli esempi di vita buona, o al contrario di vita infame, individua le patologie sociali.
Quindi, a ben vedere, non c’è una moltitudine che, raccolta in una piazza mediatica, osserva la gogna, non c’è il sovrano che le si mostri glorioso, terribile e magnifico; nel Grande Fratello non c’è sovrano. C’è invece un grande esperimento di psicologia dei gruppi, basato sulla spettacolarizzazione della vita quotidiana, che invita a controllare, riflettere, discutere sui modelli di vita buona, degna di essere vissuta, vigenti nel gruppo, e sui criteri normativi, desiderabili o biasimevoli, di normalità nel gruppo. Attraverso il Grande Fratello, la “società di controllo” riflette su se stessa.
Si noti che, a differenza del Grande Fratello del libro di Orwell 1984 – il Grande Fratello totalitario –, il nuovo Grande Fratello televisivo non vuole produrre l’”uomo nuovo”, non produce identità forti e riconoscibili, coerenti, con un progetto di vita inscritto nella loro normalità: lo studente, il soldato, l’operaio… Da Foucault sappiamo che, nella società moderna, queste identità chiare e riconoscibili erano il prodotto di istituzioni come la scuola, l’ospedale, l’esercito, la prigione, la fabbrica, tipiche di ciò che egli chiamava “sistema disciplinare” (Sorvegliare e punire). Oggi, alle pratiche disciplinari si è affiancato un nuovo sistema di controllo. Nella società di controllo, come nel Grande Fratello televisivo, l’identità tende a farsi evanescente perché deve modularsi in base agli spazi che attraversa, ai codici che la scandiscono: per avere successo bisogna sembrare spontanei, apparire autentici, “fingere di non fingere”, stabilendo con il pubblico un contatto personale. La sfera pubblica è ora “il mezzo comune di una appropriazione divenuta privata: si entra così nei misti pubblico-privato che costituiscono il mondo moderno. Il legame diventa personale” (Deleuze e Guattari, Millepiani). Il contatto personale garantisce un controllo efficace e continuo: ognuno controlla se stesso e gli altri, tutti controllano tutti.

(da Giulio Itzcovich, Grande Fratello. Le due morti di Jade Goody, in Pop Filosofia)

mercoledì 23 febbraio 2011

solo musichetta

More about Kafka«Anche Kafka è solo “musichetta”, una musica di suoni deterritorializzati, un linguaggio che fila via con la testa in avanti, facendo capriole. Ecco dei veri autori minori. Una via d’uscita per il linguaggio, per la musica, per la scrittura. È quello che si chiama Pop – musica Pop, filosofia Pop, scrittura Pop: Wörterflucht [fuga di parola]. Servirsi del polilinguismo nella propria lingua, fare di essa un uso minore o intensivo, opporre il carattere oppresso di questa lingua al suo carattere oppressivo, trovare i punti di non-cultura e di sottosviluppo, le zone linguistiche di terzo mondo attraverso le quali una lingua sfugge, un animale si inserisce, un concatenamento si innesta. Saper creare un divenir-minore».

Così Gilles Deleuze in Kafka. Per una letteratura minore. Che cos'è una letteratura minore? Una musica, una filosofia, una scrittura Pop che producano un forte coefficiente di deterritorializzazione, che facciano vibrare in intensità inaudite sequenze di rumori, che tendano il linguaggio verso i suoi limiti o i suoi estremi.


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