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giovedì 10 marzo 2011

nietzsche in wonderland

Secondo Friedrich Nietzsche noi dobbiamo, come gli artisti, essere i creatori del nostro proprio senso, noi dobbiamo costruire un mondo significante per poter sopravvivere al caos e alla follia che ci circonda. Allo scopo di dare forma ad una prospettiva noi creiamo una “verità”, benché ci convinciamo di averla scoperta. Come gli artisti, scegliamo e selezioniamo le nostre idee sul mondo. Nietzsche sostiene che siamo sempre in pericolo di cadere in un abisso, perché ciò che assumiamo come fondamento, la stabile e immutabile realtà, è una pura finzione. Quelli che sono consapevoli di questa assenza di fondamento li chiama “spiriti liberi”, che danzano presso l’abisso perché non danno niente per garantito. Contro la metafisica e il dogmatismo, che presentano una interpretazione del mondo come l’unica legittima, per Nietzsche non c’è alcuna differenza tra apparenza e realtà, questa non è qualcosa oltre le apparenze; piuttosto noi organizziamo le nostre apparenze in una prospettiva che ci consenta di sopravvivere e dare un senso a quello che altrimenti non è che un flusso informe, o ciò che Nietzsche chiama combinazione di “volontà di potenza”. La realtà non è altro che la totalità di queste combinazioni.
Quando Bruco chiede ad Alice, “Chi sei tu?”, Alice trova difficile dare una risposta adeguata, perché riconosce di essere cambiata diverse volte da quando si è alzata quella mattina. Secondo Nietzsche tutti noi affrontiamo una tale crisi di identità, suggerendo che non esiste un vero sé o ego. L’agente, dice Nietzsche, è una pura finzione aggiunta all’azione. Come non c’è un lampo oltre il lampeggiare – solo il lampeggiare stesso – così non c’è un sé al di là delle azioni, e nessuna vera distinzione tra essere e divenire. Alice prova a spiegare al Bruco che è emotivamente difficile passare attraverso dei grandi cambiamenti: “Quando ti dovrai trasformare in una crisalide – lo farai un giorno, lo sai – e dopo di ciò in una farfalla, penso che ti sentirai un po’ strano, no?”, chiede al Bruco. Ma il Bruco non la pensa così, come se sapesse che il sé è solo un’illusione. Con un po’ di istruzioni da parte del Bruco, Alice impara a modulare la sua taglia (e la sua prospettiva) mangiando dai diversi lati del fungo. Allora Alice sembra uno degli spiriti liberi di Nietzsche, assume il controllo delle sue prospettive e non finge che esse siano in alcun modo un accurato rispecchiamento di come le cose sono veramente. Gli spiriti liberi sanno che il loro stile di vita è una loro propria creazione e che non è il solo possibile.
Più siamo in grado di controllare le nostre prospettive, più il mondo assume per noi un senso. Quando Alice vede il Gatto del Cheshire su un albero, gli chiede un consiglio: “Vorresti dirmi, per favore, che strada dovrei prendere da qui?”. “Questo dipende molto da dove vuoi andare”, risponde il Gatto. La risposta del Gatto del Cheshire riconosce che noi siamo gli artisti e i creatori delle nostre vite quando selezioniamo le nostre prospettive.

(da Rick Mayock, Perspectivism and tragedy: a nietzschean interpretation of Alice's adventure, in Alice in Wonderland and Philosophy)

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