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mercoledì 4 maggio 2011

il triste tropico del dottor manhattan (1di2)

In Watchmen il Dottor Manhattan è in grado di vedere il tempo come una struttura sincronica non divisa in passato, presente e futuro e la realtà come un insieme di strutture prive di un senso intrinseco, il cui significato è il nudo fatto della loro esistenza. Il cosmo esiste, è un fatto. Il senso non è un fatto: non esiste. Il problema etico sembra assente dalla visione del Dottor Manhattan, come sembra scomparire davanti agli occhi di Lévi-Strauss, al termine del suo viaggio raccontato in Tristi tropici. Il Dottor Manhattan, dotato di una scienza universale capace di cogliere ogni significato esistente, è un etnografo cosmico, in grado di cogliere, con un semplice sguardo, somiglianze e differenze tra due profondità diversissime. In definitiva, accade al Dottor Manhattan che «il distacco impostogli dallo scrupolo morale e dal rigore scientifico, gli impedisce di criticare la sua propria società, dato che non vuole giudicarne nessuna al fine di conoscerle tutte» (Tristi tropici). La polarità tra la ragione assolutizzante (illuministica) e la visione buddhista è la matrice del confronto tra Ozymandias e Dottor Manhattan negli ultimi due capitoli di Watchmen. Scegliere l’ascesi significa ammettere l’amara conclusione cui Lévi-Strauss giunge: «Qualsiasi sforzo per comprendere distrugge l’oggetto al quale eravamo dedicati».
Watchmen ruota attorno al paradosso che in forma politica viene scritto con gli spray durante la rivolta del 1977 sui muri di New York: Who Watches the Watchmen? Chi guarderà i guardiani? L’enunciato induce un senso di paura nei confronti della strada – cioè della dimensione pubblica –, suggerisce implicitamente di rifugiarsi in casa, nel privato, di smettere di essere cittadini. La sua prima formulazione è nelle Satire di Giovenale: «Pone seram, cohibe, sed quis custodiet ipsos custodes?» (Serra la porta, tieni tutti chiusi all’interno, ma chi sorveglierà i sorveglianti?). la visione del mondo di Giovenale ha una profonda relazione con lo spirito di alcuni Watchmen – in particolare Rorschach: degradazione morale, nessuna speranza di redenzione, misoginia, omofobia: «Questa città ha paura di me. ho visto la sua vera faccia. Le strade non sono che un prolungamento delle fogne e le fogne sono piene di sangue e quando alla fine tutti i tombini salteranno i parassiti affogheranno. L’antico sudiciume del loro sesso e dei loro delitti salirà ribollendo fino alla loro cintola, e allora le puttane e i politicanti leveranno lo sguardo e grideranno “Salvateci!”». Giovenale irride l’idea che dalla corruzione e dal degrado morale si possa essere salvati da un intervento divino: per lui neanche un dio ci può salvare. E su questo tema si dividono i Watchmen, moderni dèi. Per Rorschach il degrado umano e morale è irrimediabile. Per il Comico la risposta è diversa, ma altrettanto cupa. I nuovi dèi hanno la capacità di “salvare” l’umanità, perché hanno operato la decisione – o hanno accettato la decisione – su chi è l’amico e chi è il nemico, su cos’è il Bene e cos’è il Male: gli esseri umani hanno bisogno di essere protetti da loro stessi, e questo legittima i Custodi dell’ordine, rende superfluo il paradosso della custodia dei Custodi. I decisionisti e i reazionari amano sciogliere i paradossi con la spada: Schmitt definisce la democrazia come «discussione che non mette in discussione se stessa» e propone la superiorità dell’azione sovrana sui mali della discussione. Edward Blake, il Comico, esprime l’assenza di ragione – il vuoto della decisione – che legittima la decisione arbitraria del Politico che immette ordine nel nulla: «Una volta che hai capito che tutto è una barzelletta, essere il Comico è la sola cosa che abbia un senso». Perché gli esseri umani hanno bisogno di essere protetti? Perché preferiscono essere servi, piuttosto che essere liberi. La radice prima di ogni potere è nel desiderio di asservimento dei sudditi, nel loro assoggettamento volontario a un’autorità che promette di volta in volta la vita, la pace sociale, l’ordine, il progresso. Gli esseri umani si credono impotenti, il popolo si percepisce incapace di autogoverno, e chiede di essere governato dal grande Altro del Potere. Il Potere si fonda sulla dialettica tra paura e rassicurazione, sullo scambio tra libertà e sicurezza.

(da Girolamo De Michele, Watchmen (Il triste tropico del Dottor Manhattan), in Pop filosofia)

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