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lunedì 16 maggio 2011

la volta della purezza

Nel terzo capitolo della saga Doomwar – negli USA Doomwar 3 (giugno 2010, in Italia su Fantastici Quattro 316 (febbraio 2011) – il Dottor Destino, forse la persona più corrotta del pianeta – almeno secondo Pantera Nera –, riesce a superare la prova che il re del Wakanda aveva predisposto come misura di sicurezza per proteggere il deposito di prezioso vibranio: la volta della purezza, una sorta di macchina della verità psico-spirituale in grado di sondare le parti più recondite dell'inconscio senza possibilità di inganno, costringendo una persona a rivelare la sua vera natura, per impedire l'accesso a chi mostri anche la minima traccia di frode, il minimo accenno di doppiezza, il minimo intento malvagio.
Sguarnito, nudo, disarmato, Victor Von Doom si rimette al giudizio di Bast dio felino dell'Egitto e dio pantera del Wakanda –, il quale scruta la sua anima per scoprire se il suo cuore è impuro, se le sue motivazioni sono macchiate dall'avidità e dall'odio. Il dio gatto vede le innumerevoli morti causate dai sogni di Destino, tutti i danni arrecati, ma cosa sono danni e morte per i re e per gli dei? I metodi di destino sono il mezzo per il fine, «come falciare le erbacce per consentire a un'orchidea di fiorire», egli rappresenta il cambiamento, eppure coloro che lo contrastano lo disprezzano e la loro bigotta arroganza non li ha mai portati a provare a vedere ciò che vede lui, a chiedersi il perché. E il perché delle azioni di Destino è l'amore.  
«Valuta i miei crimini rispetto a quello che l'umanità fa a se stessa, e sono un santo. L'homo sapiens è una specie predatrice, questo ci ha fatto scendere dagli alberi e alla fine ci ridurrà a una postilla nella storia del cosmo. Io sono più di uno scienziato, più di un despota assetato di potere come vengo dipinto da Richards e dagli altri. Sono uno stregone. Ho scrutato il futuro e ho visto che la ripetizione di azioni violente spingerà il mondo verso un futuro in cui la Terra sarà ridotta a un tizzone carbonizzato. Ogni volta che ho sondato il futuro ho visto solo questo. Tranne una volta. In un possibile futuro l'umanità sarà unita, saranno trovate cure per tutte le malattie, i conflitti mondiali cesseranno, la fame sarà abolita, l'istruzione sarà universale e nessuno ne sarà privo. In quel mondo ci saranno leggi, chi le infrangerà sarà immediatamente giustiziato. In breve tempo, nessuno oserà più far del male a un innocente, o commettere un crimine per odio, o rubare il pane dal tavolo di un altro. Ho osservato diecimila futuri, centinaia di migliaia, e solo in uno l'umanità si unirà, prospererà e sopravviverà. Solo in uno, il mondo di Destino».
Destino ucciderebbe milioni di persone per salvarne miliardi, riscriverebbe la storia, distruggerebbe nazioni, si farebbe chiamare tiranno e assassino, eppure crede che questa sia l'unica via di salvezza per l'umanità. Anche secondo Bast, lo crede con tutto il cuore: tutto quello che ha fatto, le trame, i piani, gli eccessi perversi, erano al servizio di un unico scopo. E il dio felino deve agire secondo verità: per quanto i metodi di Destino siano ripugnanti e spregevoli, la sua intenzione è pura ed egli ha quindi superato il test, potendo fare del vibranio quello che vuole.
Così il dio felino sembra quasi riconoscere, con Thomas Hobbes, che per gli uomini «l'unica via per fondare un potere comune capace di difenderli dalle invasioni straniere e dalla ingiurie degli uni verso gli altri e di renderli sicuri in modo che essi, con la loro industria e con i frutti della terra, possano nutrirsi e vivere in pace, è di conferire tutto il loro potere e la loro forza nelle mani di un singolo uomo o di un'assemblea di uomini, che riduca le loro volontà, con la pluralità delle voci, ad un'unica volontà: io autorizzo e cedo il diritto che ho di governare me stesso a quest'uomo o a questa assemblea di uomini a questa condizione, che anche tu ceda il tuo diritto a lui e autorizzi tutte le sue azioni allo stesso modo. Questa è l'origine del grande leviatano o meglio, per parlare con piú riverenza, di quel dio mortale al quale noi dobbiamo al di sotto del Dio immortale la nostra pace e la nostra difesa. Colui che rappresenta questa persona è detto sovrano e si dice che ha il potere sovrano: tutti gli altri sono sudditi» (Leviatano).

 

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