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sabato 15 ottobre 2011

tutte le arti sulla punta delle dita

L'artista e scrittore inglese William Morris, pur confessando di non comprendere completamente le dottrine economiche di Marx ma di essere comunque affascinato dalle sue analisi storiche, confessa di essere divenuto socialista per l'odio provato nei confronti di una civilizzazione che «ha ridotto il lavoratore ad una forma di esistenza così scarna e pietosa che egli a mala pena è in grado di dar forma al desiderio per un tipo di vita migliore rispetto a quella che è ora costretto a condurre». Si fa dunque necessario «comporre davanti a lui il vero ideale di una vita piena e ragionevole, una vita in cui la percezione e la creazione della bellezza, godimento del vero piacere, siano sentiti come tanto necessari all'uomo quanto il suo pane quotidiano, e in cui nessun uomo o gruppo di uomini possano esserne privati».
La società del futuro ipotizzata da Morris prevede migliori condizioni materiali di vita e la liberazione dalla fatica del lavoro, trasformato nel libero e piacevole esercizio delle proprie energie, cui fa seguito il godimento del necessario riposo. Affinché ciò sia possibile «quelli che possono e sanno usare i mezzi di produzione della ricchezza dovrebbero avere tutta l'opportunità di farlo, senza essere costretti a cedere la gran parte della ricchezza che hanno creato ad un irresponsabile proprietario dei mezzi di produzione». 
L'invito che Morris rivolge all'uomo è: «scopri cosa tu stesso trovi piacevole e fallo, svilupperai una vita socievole nello sviluppare le tue speciali tendenze». «Ognuno dovrebbe avere sulla punta delle proprie dita tutte le forme elementari di arti» cosicché, armato con queste, «qualsiasi percorso egli possa voler intraprendere per l'esercizio delle proprie energie, troverebbe la comunità pronta ad aiutarlo con insegnamenti, opportunità e materiali». Il piacere dello sviluppo intellettuale, di una vita sensuale e della creazione della bellezza, sarebbe il tratto di questa società socialista.


 

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