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sabato 3 dicembre 2011

metafisica dylaniata

La metafisica elaborata all'interno degli albi di Dylan Dog è caratterizzata – secondo l'analisi portata avanti da Roberto Manzoccoda una visione della realtà che mescola elementi che vanno «dalla teoria degli universi paralleli ad un'estetica di gusto surrealista, da una concezione onirica del mondo ad una fiabesca», facendo riferimento e fondendo filosofia, scienza, teologia. Anche, l'elemento metafinzionale della serie, uno dei suoi principali ingredienti secondo l'analisi dell'autore, serve a «promuovere la visione della realtà implicita in Dylan Dog, ossia l'idea che tra la veglia e il sogno non ci sia poi una gran differenza».
Nel secondo Speciale, Gli Orrori di Altroquando, compare la figura di un Dio mostruoso e non indistruttibile, creatore del Cielo eccetera. Nel numero 39 della serie, Il Signore del Silenzio, la vita è definita come «il sogno di un Dio crudele». In generale la visione teologica del fumetto sembra essere prossima a quella della gnosi, per cui «il divino è assolutamente trascendente e al di là del pensiero umano» e «la realtà materiale è il prodotto di divinità inferiori, creature potentissime ma imperfette». Una di queste ultime sembrerebbe essere il gatto di strega Cagliostro, definito nell'albo numero 18 della serie come capace, se volesse, di «far sparire il mondo intero! È come un bambino che sogna, ma i suoi incubi possono diventare realtà!». 
Questa idea del mondo come prodotto di un'entità infantile che lo crea solo per divertimento – ci ricorda l'autore – è l'oggetto di riflessione di Eugen Fink, che ne Il gioco come simbolo del mondo, partendo dai frammenti di Eraclito in cui è espressa l'idea della realtà come fuoco che eternamente muta e diviene e del corso del mondo come continua lotta degli opposti, sostiene: «Eraclito dice nel frammento 52 "il corso del mondo è un bambino che gioca a dadi, è il regno di un bambino". La creazione più originale ha il carattere del gioco».
Ma se, in Dylan Dog, Dio è dunque assente o irrilevante, allora – deduce l'autore – l'uomo è insignificante rispetto all'immensità dell'universo. Nel secondo racconto del Super Book numero 3La cosa – protagonista è il pianeta Terra che si interroga sul senso della sua esistenza e del suo viaggio cosmico in maniera affatto dissimile rispetto all'atmosfera dell'incipit del saggio di Nietzsche Su verità e menzogna in senso extramorale: «In un angolo remoto dell'universo scintillante e diffuso attraverso infiniti sistemi solari c'era una volta un astro, su cui animali intelligenti scoprirono la conoscenza. Fu il minuto più tracotante e più menzognero della «storia del mondo»: ma tutto ciò durò soltanto un minuto. Dopo pochi respiri della natura, la stella si irrigidì e gli animali intelligenti dovettero morire. – Qualcuno potrebbe inventare una favola di questo genere, ma non riuscirebbe tuttavia a illustrare sufficientemente quanto misero, spettrale, fugace, privo di scopo e arbitrario sia il comportamento dell'intelletto umano entro la natura. Vi furono eternità in cui esso non esisteva; quando per lui tutto sarà nuovamente finito, non sarà avvenuto nulla di notevole. Per quell'intelletto, difatti, non esiste una missione ulteriore che conduca al di là della vita umana. Esso piuttosto è umano, e soltanto chi lo possiede e lo produce può considerarlo tanto pateticamente, come se i cardini del mondo ruotassero su di lui. Se noi riuscissimo a intenderci con la zanzara, apprenderemmo che anch'essa nuota attraverso l'aria con questo pathos e si sente il centro che vola di questo mondo. Non vi è nulla di abbastanza spregevole e scadente nella natura, che con un piccolo e leggero alito di quella forza del conoscere non si gonfi senz'altro come un otre. E come ogni facchino vuole avere i suoi ammiratori, così il più orgoglioso fra gli uomini, il filosofo, crede che da tutti i lati gli occhi dell'universo siano rivolti telescopicamente sul suo agire e sul suo pensare».
Anche Svevo scrive analoghe riflessioni sulla natura parassitaria degli esseri umani: «Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quasi innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po’ più ammalato, ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di malattie» (La coscienza di Zeno). E pensieri analoghi aveva già espresso anche Pascal: «Quando considero la breve durata della mia vita, assorbita nell'eternità che precede e che segue il piccolo spazio che occupo e che vedo inabissato nell'infinita immensità degli spazi che ignoro e che m'ignorano, mi spavento, e mi stupisco di vedermi qui piuttosto che là, perché non c'è ragione che sia qui piuttosto che là, adesso piuttosto che allora» (Pensieri).

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