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venerdì 28 febbraio 2014

letture di febbraio (II)

Acquistato perché pubblicizzato come una innovativa combinazione fra romanzo e filosofia dai risultati scintillanti, inserito nella pila delle prossime letture perché ci si attendeva, quindi, qualcosa forse un po' alla Jostein Gaarder, fatto passare avanti in quella fila e letto perché scelto per il prossimo incontro del gruppo di lettura, il Blumenberg di Sibylle Lewitscharoff è stato purtroppo una vera e grande delusione. Non mi è piaciuta la scrittura dell'autrice, la sua costruzione della storia, la sua messa in scena dei personaggi. Non ho trovato assolutamente nulla di filosofico nel suo romanzo, tranne forzosi riferimenti dovuti all'aver scelto un noto filosofo contemporaneo come suo protagonista, ma le appunto forzate citazioni o allusioni/ammiccamenti non rendono certo il testo un romanzo filosofico, una philosophical fiction o una godibile e interessante combinazione di filosofia e romanzo, niente affatto.

Ancora, in poco tempo, un libro da cui Kubrick ha tratto un film, uno splendido film. Ancora una bella sorpresa dalla lettura di tale libro, che sapevo (dover) essere un capolavoro, ma averne avuto la conferma per esperienza diretta è meglio. Questa volta si tratta di Shining di Stephen King, letto ora nella prospettiva di leggere a breve il seguito appena pubblicato dall'autore. La capacità di King di tenere alta la tensione durante la lettura, la sua profondità, credibilità e mai banalità di analisi psicologia dei suoi personaggi, la fantasia semplice eppure potente delle situazioni narrate e descritte sono i chiari segni di un'arte della scrittura incredibilmente elevata: King, come Murakami, è davvero uno che sa scrivere.

Decisamente leggera, troppo leggera, la lettura - rigorosamente fatta in posizione supina sul letto - de L'arte di stare sdraiati, il manuale di vita orizzontale di Bernd Brunner. Le mie aspettative erano per un testo dall'approccio decisamente più filosofico, invece ci si trova immersi in una serie di piccole riflessioni, eclettiche annotazioni e non molto altro. Vagamente divertente, forse, non particolarmente intelligente, deludente. "Dormire non è impresa di poco conto: per compierla, si deve rimanere svegli l'intero giorno" (Friedrich Nietzsche), ma il breve saggio non è all'altezza di un gesto così importante e degno.

lunedì 24 febbraio 2014

responsabilità illimitata

"Ben... La vita è lunga. E strana. E piena di... Pensa a una lunga strada. A un'autostrada. Alla madre di tutte le autostrade. Una decina di corsie in entrambe le direzioni. E quella strada ha centinaia... migliaia... di vie che si immettono, uscite, sbocchi laterali. Tu dai un colpetto al freno. A sei corsie di distanza, un chilometro indietro, c'è un incidente. L'hai provocato tu?"
(da Fantastic Four #9, dell'agosto 2013, su Fantastici Quattro #9, del febbraio 2014).

Con queste parole Reed Richards (Mr Fantastic) cerca di convincere Ben Grimm (la Cosa) che non può sentirsi responsabile se forse, accidentalmente, una qualche sua azione ha favorito l'incidente che, sfigurando Victor Von Doom, generò nel giovane l'origine del Dottor Destino, tiranno di Latveria e arci-nemico dei Fantastici Quattro.
Ma l'intelligentissimo e illuminato Mr Fantastic si sbaglia, ha filosoficamente torto. Il suo è un discorso legalista, di una morale calcolata e calcolabile, ma in etica la responsabilità o è illimitata o non è, direbbe Jacques Derrida. Ha ragione, perciò, la Cosa a sentirsi responsabile per le proprie azioni, a sentirsi chiamato da una responsabilità infinita e incalcolabile, a sentirsi chiamato a rispondere a tale appello etico. Solo così egli è un eroe, partecipa di un eroismo etico filosoficamente superiore a ogni rassicurante calcolo morale.

domenica 16 febbraio 2014

letture di febbraio (I)

Due brevi saggi. 
Finito e infinito di Alain Badiou non spicca certo per originalità o interesse, non è certo IL libro del filosofo francese da leggere, ma un piccolo intrattenimento, una breve pausa, li concede senz'altro con la sua svelta e agile lettura. E qualche piccolo piacere anche, come nella conclusione: "Bisogna ascoltare i poeti e i musicisti, bisogna vivere nel fascino della nostra finitudine, con il vento, il mare, i giochi, le risa, le feste, le danze, ma bisogna anche ascoltare i filosofi e i matematici di tanto in tanto, e tendere il proprio pensiero come un arco per raggiungere l'infinito. Se possediamo nel contempo la gioia del finito e il dominio dell'infinito, credo che possiamo sfiorare la felicità. La felicità è sempre qualche cosa che è finita e infinita insieme". 
Con un'introduzione sulle immagini della violenza contemporanea e sulla metamorfosi del guerriero - che da oplita greco è divenuto operaio della distruzione nel XX secolo -, Maurizio Guerri raccoglie due brevi testi dei fratelli Jünger: Guerra e guerrieri di Friedrich Georg Jünger, pubblicato nel 1930, e il Discorso di Verdun tenuto da Ernst Jünger nel 1979 nella città francese teatro di una delle più grandi carneficine della storia dell'umanità. Sicuramente una interessante lettura.

Avendo molto amato la saga storico-frantascientifica di Eymerich, apprezzando ogni suo capitolo, avevo un po' timore di dedicarmi alla lettura di qualcosa di diverso di Valerio Evangelisti, tanto che per anni mi ero tenuto ben distante dalla produzione di quelli che ritenevo i suoi mattonazzi puramente storici - pur avendoli comunque sempre acquistati tutti. Solo ora mi sono deciso, invece, a leggere One Big Union. E ho fatto decisamente bene. Il talento letterario di Evangelisti ne esce per me confermato e anzi rafforzato. La capacità di intrecciare l'ordito delle vicende storiche delle lotte e rivendicazioni del movimento operaio statunitense - tra sindacalismo e rivoluzione, organizzazione e anarchismo, utopia e violenza - e dell'impegno politico e poliziesco per fermare e stroncare il suo fermento, con la trama delle vicissitudini individuali, private, idiosincratiche del protagonista è straordinaria. E il protagonista, un eroe assolutamente antieroico del suo tempo, è formidabile. Ottima lettura. 

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