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lunedì 6 giugno 2016

il beccarsi il colpo migliore dell’altro

Il modo in cui affrontare il pensiero filosofico è la lotta, la pulsione agonistica. Non si ha bisogno solo di amici ma anche di rivali. Il pensiero è un agone più che un’infinita conversazione, una discussione seduti intorno a un tavolo – o peggio una comunicazione da dietro una cattedra, da sopra un rialzo. Nel pensiero si ha bisogno di atleti: che cos’è la filosofia se non un esercizio pericoloso, lo scivolare su nuovi piani come su un’onda il surfista, il beccarsi il colpo migliore dell’altro e rimanere ancora in piedi come un boxer, il contrattaccare a un fiero servizio come un tennista? Si ha bisogno di guerrieri: che cos’è la filosofia se non lo sfrontato fiondare pietre creandone meteoriti, il forsennato fondere vecchi concetti come si può fare con un cannone per ricavarne nuove armi, proiettili con cui a forza forare le assuefatte opinioni? Non ci si può, non ci si deve, limitare a rimestare concetti antichi e, soprattutto, già belli e pronti, a ripulire scheletri o rosicchiare ossi.
Nell’agone tra atleti rivali che è il pensiero, a chi pratica la lotta senza avere una preparazione apposita, a quelli che se ne vanno intorno dando colpi fiacchi, loffi, e credendosi ingannevolmente padroni del campo, si deve saper rispondere, con argomenti insoliti nelle diatribe accademiche ma filosoficamente del tutto leciti. 

(Filosofare con la katana. Nietzsche reboot)

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