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domenica 13 marzo 2011

dr. house, ethical division (2di2)

L’agire sregolato di House obbedisce sempre all’ingiunzione di un dovere iper-etico: salva il tuo paziente. Un’ingiunzione che ha la forma di una passione pura, assoluta. C’è un dovere incondizionato, per House, ed è quello di salvare la vita al suo paziente, sacrificando tutto il resto, anche l’etica, al rispetto di questa sola cosa che si confonde direttamente con lui, che fa corpo con il corpo di House e il suo dolore (la cosa di House è impensabile senza il suo dolore proprio come la legge morale di Kant è impensabile senza il dolore poiché deve produrne il sentimento), e lo esclude così dal “cerchio dei normali” che dialogano, argomentano, spiegano, contrattano, e sanno rendere conto di quello che fanno. House è l’incarnazione di questa sola cosa che ha la forma di un imperativo iper-etico. House condivide con Kant l’idea di un imperativo incondizionato cui occorre sacrificare tutto, ma mentre in Kant la forma dell’imperativo non può che essere universale, per House essa è assolutamente singolare. E se in Kant si tratta di sacrificare al dovere le passioni, per House si tratta di sacrificare al dovere assoluto e iper-etico il dovere etico.
Ogni decisione degna di questo nome deve sempre affidarsi, al fondo, alla creatività di un’invenzione. Ogni volta non si sa, in verità, che cosa sia giusto decidere. E tuttavia bisogna rispondere, nell’urgenza, sempre ora: «Giusto e sbagliato esistono. E il fatto che non sappiate cosa è giusto, e magari non abbiate nemmeno modo di saperlo, non vi solleva dalla responsabilità». Rispondere nel modo giusto all’imperativo significa, per House, reinventare ogni volta la regola. L’etica di House è un’etica della situazione e della risposta singolare, il che significa che il momento della decisione che risponde all’ingiunzione della salvezza non è regolato, ma è una follia. Secondo Derrida una decisione etica degna di questo nome non può che essere una follia: non può che essere presa nella notte del non-sapere e della non-regola, nell’urgenza, e non può e non deve essere né semplicemente la conseguenza, o l’effetto, del sapere né la mera applicazione di una regola. «“L’istante della decisione è una follia” dice Kierkegaard. È vero soprattutto riguardo all’istante della decisione giusta» (Forza di legge). Derrida afferma che una decisione che si limiti ad applicare una regola non è una vera decisione e in realtà non decide nulla. Una decisione etica eccede ogni regola e ogni sapere, decide nell’indipendenza rispetto alla regola e al sapere e, al fondo, non sa e non può rendere conto di ciò che fa. La responsabilità è, al fondo, solo responsabilità assoluta e segreta di fronte all’altro, una responsabilità che non può giustificarsi al cospetto dell’etica come insieme di norme né al cospetto della legge. Da quando sono in rapporto con l’altro, con la domanda o la chiamata dell’altro, io so che non posso rispondervi se non sacrificando l’etica e tutti gli altri: per rispondere all’uno occorre non rispondere all’altro. È questo un paradosso insolubile della responsabilità. Si può rispondere sempre e solo a una sola chiamata, quella dell’altro, trascurando e abbandonando tutti gli altri. I cercapersone che squillano continuamente in ogni puntata della serie sono proprio l’ingiunzione della cosa iper-etica che impone di abbandonare tutto, seduta stante, tutti gli altri, senza dare spiegazioni, senza scusarsi: «Devo andare».

(da Simone Regazzoni - Blitris 1 -, L'iper-etica di House, in La filosofia del Dr. House

HOUSE: Ho chiesto informazioni, è un ottimo medico. Pensi che sia migliore di me? Se credi che sia migliore di me come medico va con lui, altrimenti declina gentilmente la proposta.
FOREMAN: Per stare qui a sopportare sarcasmo e umiliazioni?
HOUSE: Quando mai ti ho umiliato?
FOREMAN: Ma continuamente! Ogni volta che sbaglio.
HOUSE: Ti ritengo responsabile, e allora?
FOREMAN: Il dottor Hamilton perdona. Sa sorvolare sugli errori.
HOUSE: Non ha detto che ti perdonava, ha detto che la colpa non era tua.
FOREMAN: E allora?
HOUSE: E invece sì che lo era! Hai rischiato, hai avuto un gran coraggio. Sì, d’accordo, avrai sbagliato, ma hai fatto qualcosa di grande, e io penso che tu ne debba andare orgoglioso! È in questo che io e lui siamo diversi! Per lui questo è un lavoro che come va va, per me il nostro lavoro ha molta importanza! Lui dorme bene la notte e non dovrebbe!

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