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giovedì 22 marzo 2012

primo amore

Primo amore (di Matteo Garrone, Italia 2003). Secondo Plotino per migliorare gradualmente se stessi occorre trattare la propria anima come se fosse una statua, operando ciò come un artista il quale nulla aggiunge o produce, ma al contrario elimina, riduce, cancella. L’obiettivo a cui tende questo lavoro sistematico di alleggerimento consiste nel “vivere puro con se stesso”. Al termine di quest’opera si potrà si potrà diventare luce pura, splendore pieno, compiuta bellezza. All’origine del passo delle Enneadi è un luogo del Fedro di Platone in cui il paragone con l’artista viene introdotto riferendosi all’atteggiamento dell’amante: ciascuno sceglie il proprio amore e “se lo costruisce e se lo adorna come se fosse una statua”. L’amore consiste nel trattare l’altro come qualcosa che va costruito, come oggetto da plasmare, in un’attitudine plastica orientata alla trasformazione. L’amore non è incontro o mera fusione statica fra due individui per quello che ciascuno di loro è, ma coincide piuttosto con un mutamento radicale, che coinvolge tutto il loro essere, il cui scopo è il conseguimento di una perfezione luminosa. A differenza dell’itinerario salvifico descritto soprattutto nelle Enneadi, nessuna salvezza attende i protagonisti di Primo amore. Vittorio coltiva un ideale di assolutezza che non libera e non redime, che non conduce allo “splendore supremo”, ma porta piuttosto al cospetto del volto orribile della Gorgone.

(da Umberto Curi, Un filosofo al cinema

1 interventi:

Pasquale Curatola ha detto...

very interesting. Autore interessante, Plotino...

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